sabato 21 marzo 2015

COMUNICAZIONE IN SALA!

Salve a tutti!
Ultimamente frequentando scuola mi sono ritrovata dei racconti tra le mani che nemmeno io pensavo di riuscire a scrivere! Volevo pubblicarne uno o due qui i più belli per me.
Inizialmente mi rendo conto di essere migliorata molto nello scrivere.
Sono due racconti ispirato all'horror, perchè come genere ho studiato anche quello, è spaventevole, ma la cosa oltre a incuriosirmi mi piace! :D 

Questo è ispirato a "La casa degli Usher" di E.A. Poe

-Fogville-


Siamo nel 2056, il mondo è governato dalla tecnologia, è moralmente lontano dai nostri tempi e freddo, senza più il calore di un prato, di un raggio di sole, di una stretta di mano.   Gli alberi addirittura sono confinati in spazi angusti, a malapena necessari per restare in vita.  Uno dei tanti "automi" di questo mondo è Morgan, un ragazzo di nobile famiglia che da poco tempo vive a Fogville, il nome con cui viene chiamata questa città perché é piena di palazzi altissimi, grattacieli fatti di vetro che riflettono il cielo grigio e tenebroso.  Questi enormi mostri metropolitani danno una sensazione di vertigine a guardarli, come se incutessero timore. Una domanda sorge spontanea: come ha fatto l'uomo a spingersi così in alto, quasi a toccare il cielo?

Ogni volta che Morgan passava davanti a queste costruzioni vertiginose rimaneva stupito, quasi spaventato.  Era abituato al suo piccolo paese d'origine, soprattutto al suo minuscolo appartamento: ora abita in una grande città e vive in una casa enorme che gli era stata comprato dai suoi genitori ad un costo alquanto spropositato.  A Lui faceva molto comodo e non aveva nulla in contrario: essendo giovane non vedeva l'ora di andare ad abitare in un appartamento tutto suo, si sentiva già indipendente!

L'appartamento era dotato delle ultime novità tecnologiche, sembrava di stare su una navicella spaziale: comandi con riconoscimento vocale per accendere le luci, aprire e chiudere porte e finestre, perfino un segnale per accendere il riscaldamento.  Per riempire la vasca da bagno invece bastava un battito di mani, insomma una casa con tutti i comfort! Non stupitevi, erano tutti così gli appartamenti da un po' di anni a questa parte, era la nuova tendenza innovativa. Di lì a poco avrebbero inventato anche dei maggiordomi robot, così aveva detto l'agenzia da cui avevano comprato l'immobile.
La vita di Morgan aveva però perso in fretta l'entusiasmo di quando era arrivato a Fogville: era rimasto senza lavoro di impiegato ed erano passati già sei mesi, i contatti con i suoi colleghi si esaurirono in fretta e rimase totalmente solo.
A Morgan sembrava che la sua vita gli stesse sfuggendo dalle mani, aveva provato a cercare un nuovo impiego ma non ci riuscì, quella città era tanto intrigante quanto letale per le sue aspirazioni.  Per fortuna aveva messo da parte una piccola somma donatagli dai suoi genitori per riuscire a mantenersi in questo momento difficile, ma non sarebbe durata a lungo e lo sapeva fin troppo bene.
Un giorno, passeggiando tra le vie in cerca di un nuovo cellulare, uno smartphone degli ultimi usciti, Morgan fu assalito dalla solita brutta sensazione: le vie della sua città lo facevano sentire a disagio, erano gelide come gli occhi della gente tra la folla.  Avevano il tipico atteggiamento di chi è ormai contagiato dall'indifferenza, la freddezza di chi non ha più un cuore aperto al dialogo con gli altri, attento solo agli strilli dei media e delle notizie manipolate che i telegiornali, nelle televisioni ultrapiatte, trasmettevano tutti i giorni a tutte le ore.


Entrò in uno dei tanti megastore di cui era ricca la città, si diresse verso il reparto telefonia e senza troppi indugi acquistò l'ultimo smarthphone uscito: gli costò caro, ben 700 dollari, una cifra enorme per uno senza lavoro, ma non riuscì a frenarsi, fu attirato come una calamita da quell'oggetto.  Arrivato a casa, salendo le scale, fu assalito da una brutta sensazione: ripensò al negozio e si ricordò che in quel momento non c'erano altri telefoni acquistabili se non quello, la sua scelta fu obbligata e questo cominciò a turbare intensamente Morgan.  Ma ormai non poteva tornare indietro e cambiarlo. Varcò la soglia di casa e ripensò al suo vecchio telefono che purtroppo si era rotto cadendo in un tombino: non poteva stare senza anche perché il cellulare era l'unico mezzo per tenere qualche contatto.  Stare isolato non gli faceva per niente bene: Morgan addirittura aveva passato un periodo da uno psicologo dopo che la sua fidanzata Melania lo aveva lasciato e arrivò sull'orlo del suicidio.  Ora stava meglio, almeno così diceva alle persone del bar che ogni tanto frequentava.
Mise da parte quei brutti pensieri e si dedicò al suo nuovo smartphone, comunque la curiosità era parecchia.  Per una bella ora fu rapito da quell'oggetto e dalle sue caratteristiche: la grafica, gli sfondi, la fotocamera da 1,5 micron, i giochi e tutte le applicazioni che voleva.  "Ottima scelta. Soldi ben spesi", pensò.  Poco dopo la sua attenzione fu però attratta da un'icona, era un'applicazione nominata "Tecno": non ne aveva mai sentito parlare ma ne fu incuriosito e cliccò sopra per avviarla.  Il software del telefono iniziò a scaricare qualcosa, Morgan cercò di fermarlo, non voleva installare subito qualcosa di potenzialmente dannoso, ma non ci riuscì: il download proseguì e giunse a termine.  Innervosito provò ad annullare l'operazione ma non ci fu nulla da fare.  Si mise a camminare per la stanza, sudava nervoso e non riusciva a staccare gli occhi dal telefono che nel frattempo era tornato alla normalità.  Forse era riuscito ad annullare quel misterioso download in tempo, sembrava tutto a posto e allora si rilassò finalmente.
Dopo questa mattinata intensa, Morgan era tranquillo sul suo divano, si stava facendo sera ma ad un tratto sentì un forte rumore provenire dal bagno, un tonfo.  Si alzò di scatto, posò il telefono sulla scrivania e fu subito assalito dal panico.  "I ladri? No, non può essere", pensò.  "Ho le telecamere di sorveglianza, le porte e le finestre a chiusura vocale, se si fosse avvicinato qualcuno alla casa sarebbe scattato l'antifurto.  Devo mantenere la calma".  A piedi nudi sul marmo gelido si diresse verso il bagno, aveva in mano un martello che aveva preso dalla cassetta degli attrezzi e accese la luce ma non trovò nessuno.  Tornò allora in salotto e si rilassò sul divano guardando la tv mentre il cellulare l'aveva appoggiato sul tavolino che stava di fianco.
Si era ormai addormentato quando lo smartphone iniziò a vibrare.  "Sarà mia madre", pensò svegliandosi.  Invece era un video messaggio da Tecno, quell'applicazione che prima lo aveva angosciato.  Il filmato mostrava Morgan di spalle che andava verso il bagno col martello in mano, proprio come pochi minuti prima.  Quelle immagini lo sconvolsero, respirava forte, sudava freddo, una sensazione funerea lo abbracciò.  "Cos'è questa roba? Chi mi ha seguito? Sono solo in casa".  Il ragazzo lasciò cadere per terra il cellulare, tremava e prese le distanze dall'oggetto, indietreggiando goffamente sul divano.  Paralizzato dalla paura pensò che qualcuno aveva preso il cellulare e lo filmò di nascosto mentre si recava in bagno.  Ad un tratto il telefono tornò a vibrare, Morgan trasalì, si guardò intorno terrorizzato: sembrava una chiamata, non smetteva.  In ginocchio si avvicinò al telefono, pregò che smettesse prima possibile, quella vibrazione lo stava uccidendo.
Prese coraggio e guardò il display: era sua madre! Tremante e agitato trovò la forza di rispondere.  

"Ciao tesoro come stai?"

 "Mamma? Ciao, b-bene, che c'è?" 

"Morgan che voce strana, sicuro di stare bene" Lui titubante rispose: "Sì mamma, io.. cosa dovevi dirmi?". 

Appoggiò la schiena al mobile e la madre gli disse: "Nulla di particolare, volevo solo sapere come va la ricerca del lavoro e se magari hai conosciuto qualche ragazza... Ma quando ci vediamo?".  Morgan rispose: "Quante domande mamma! Questa settimana ho diversi colloqui". 

"Ok tesoro, tienimi aggiornata, ciao ciao!! "  

"Ciao mamma..."


Morgan salutò la madre con un filo di voce, avrebbe voluto urlare cacciando fuori tutta la paura che aveva e chiedere aiuto.  Davanti agli occhi aveva ancora le immagini di quel video: lui che andava verso il bagno... era terrificante. Non si sentiva per niente sicuro in casa, stava fermo accovacciato sul pavimento sempre vicino al mobile.  Respirava piano, non voleva fare rumore.  Nonostante l'ansia riuscì a farsi forza, si alzò e si diresse velocemente verso la porta d'ingresso, voleva andare alla polizia.  Ma all'improvviso si accese la luce della cucina.
"Oh cazzo, cazzo..cazzo!" imprecò.  L'ansia lo assalì di nuovo, era preoccupatissimo. Com'era possibile che si accendeva la luce senza il suo comando vocale? Incapace di muoversi, scoppiò in un pianto.
Si accese una seconda luce e poi una terza in salotto, la casa era impazzita! 

Le luci si accendevano e si spegnevano come se qualcuno volesse fargli uno scherzo, peccato che non esistevano gli interruttori.
Doveva fare qualcosa assolutamente, di scatto afferrò lo smartphon e corse verso al cucina urlando "Adesso basta!!". Apri il cassetto e prese un coltello. Lo impugnò fermamente, per sentirsi più sicuro, mentre le luci continuavano a lampeggiare.
"Chi sei?!...che cosa vuoi da me?!" urlò Morgan disperato, confuso da quelle maledette luci a intermittenza.  Pensò anche che poteva essere il computer centrale della casa, quello che gestiva i comandi di tutti gli interruttori. "Magari è andato in tilt..!", pensò Morgan con un filo di speranza.  Ma quella speranza fu subito spazzata via da un nuovo messaggio di Tecno: sul suo smartphone c'era un altro video, lui che correva in cucina dopo che la luce si era accesa improvvisamente.  Terminato il video partì una voce, metallica, spaventosa: "Sono Tecno, l'applicazione che d'ora in avanti controllerà la tua esistenza.  Non hai scampo, sei prigioniero della tua casa, ho preso io il controllo di ogni mezzo.  Prova a uscire da qui se ci riesci!".  Morgan deglutì, chiuse gli occhi e cadde a terra privo di sensi.


Valentina Coda

Nessun commento:

Posta un commento